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30 Aprile 2020

Sedalia Palatresi: “Drop out e adulti, due ambiti distinti per un tutor”

Categoria: #foriumdalcomune

 

La formazione professionale per gli adulti e quella dei minori di 18 anni hanno molti aspetti di differenziazione su cui serve porre attenzione. Abbiamo deciso di parlarne con la psicologa dell’educazione Sedalia Palatresi, 45 anni, di Cerreto Guidi, che per conto dell’agenzia formativa Forium di Santa Croce sull’Arno (Pisa) segue come tutor il corso “Stile” per drop out e una serie di percorsi attivati con il Polo Tecnologico Conciario tra cui i percorsi “Mod.Eco”, “Tech”, “Filo” e “Ace”.

Come sei entrata in contatto con l’agenzia Forium?

Era dicembre 2018, fino ad allora mi ero occupata prevalentemente di insegnamento della lingua italiana L2 agli stranieri. Risposi a un annuncio di Forium in cui cercavano tutor ed essendomi sempre occupata di educazione mi sono proposta. Come tutor è la prima esperienza.

Qual è stato l’impatto con i cosiddetti “drop out”?

Direi positivo, l’esperienza è continuata bene nel tempo. Il lavoro si sviluppa molto su relazione e comunicazione. Ci sono aspetti di livello organizzativo e di mediazione pratica, di sostegno alla didattica e al reperimento dei materiali, ma la parte che preferisco è l’accoglienza del loro mondo. A “Stile” abbiamo sei ragazze e un ragazzo. Spesso i drop out vengono da situazioni di frustrazione e abbandono scolastico, con esperienze negative nel rapporto con la scuola, gli insegnanti e i compagni: si portano dietro un vissuto abbastanza difficile e c’è bisogno di dare loro fiducia, farli tornarea ad avere un obiettivo e a studiare. Ecco perché un tutor deve lavorare molto con i drop out.

“Stile” ha risentito dell’emergenza Covid-19. Come vi siete organizzati?

A oggi mancano al termine solo 400 ore di stage in aziende e le ultime ore di laboratorio. L’esame finale del biennio, previsto a luglio, verrà rinviato. Adesso stiamo cercando in modalità Fad sincrona di recuperare più ore possibile, facendo a distanza la parte teorica e quella propedeutica al laboratorio utilizzando le piattaforme Meet e Classroom qualche ora tutti i giorni. Mi trovo bene ma la didattica da remoto non è facilissima. Siamo tutti alla prima esperienza ma i ragazzi avevano voglia di ricominciare, cercavano un loro spazio che li riportasse alla realtà: si sentivano soli e annoiati. Ci sono difficoltà nella connessione o casi di chi ha pochi Gigabyte nei contratti del telefono.

Passiamo alla formazione adulti. Cosa significa fare il tutor in questo caso?

L’urgenza è l’elemento che segna la differenza. Se i drop out ancora non hanno obiettivi lavorativi precisi né conoscono bene le regole, chi fa formazione da adulto ha già esplorato il mondo, ha spesso bisogno di rientrare a lavoro con una qualifica in più e prima possibile, cercando nuove soddisfazioni. Qualche volta ho dovuto tranquillizzare dei corsisti dicendo loro di finire prima il corso e poi studiare l’inserimento nel mondo del lavoro. In questa fascia troviamo da chi ha una necessità impellente ai neodiplomati che vedono nel chimico e nel conciario buone opportunità di offerta lavorativa in zona, partecipano ai corsi per vedere se trovano il loro spazio. Questi sono più abituati a seguire lezioni e va tutto più liscio.

Cosa cerca uno studente adulto da Lei?

Ho l’impressione che i corsisti cerchino in me la congiunzione tra quello che stanno facendo e le opportunità future. Fanno domande per capire se le cose che stanno imparando saranno utili per trovare lavoro, cercano rassicurazioni, vogliono contenere la frustrazione di essere senza lavoro. Senza tralasciare gli aspetti pratici legati allo stage, per esempio controllare i curricula o fare delle prove in vista di un colloquio. Ci soni persone di 50 anni che avevano fatto percorsi lavorativi omogenei e oggi si ritrovano a dover scrivere un curriculum per la prima volta. Comunque fa piacere quando vedi che c’è qualcuno anche appassionato in quello che fa.

Torniamo all’emergenza Covid-19: quali consigli vuole dare ai suoi corsisti?

Il mio è un invito a cercare di attraversare questo momento con il massimo della grinta e con propensione al futuro. Dovremo tutti noi rimodellarci a quanto accadrà, a un futuro un po’ diverso da quanto ci eravamo aspettati. Ma vista la voglia di reinventarsi da parte dei corsisti, è importante continuare a farlo. Ai neodiplomati dico di caricarsi più possibile; spero ci sarà un futuro per tutti in cui non ci si dovrà arrendere alle difficoltà.