La formazione ITS in calzatura, Antonella Vitiello presenta l'opportunità: "Settore in crescita, onda da cavalcare"
La formazione ITS arriva nel Comprensorio del Cuoio grazie al corso “TPC” – Tecnico processo e prodotto calzature, con sede a Santa Croce sull'Arno e che coinvolgerà anche l'agenzia formativa Forium. Abbiamo chiesto alla direttrice della Fondazione ITS MITA, Antonella Vitiello, di presentare questa opportunità per i giovani fino a 35 anni che abbiano conseguito almeno un diploma di istruzione secondaria superiore.
Si tratta della prima esperienza di ITS in zona?
Non esattamente. Ci sono stati altri corsi che sono passati dal Comprensorio del Cuoio. Per la prima volta però ne organizziamo uno totalmente con base su questo territorio, con affidamento completo del percorso al nostro socio PoTeCo. Qualche anno fa avevamo fatto un altro percorso dedicato al calzaturiero “Calzami”, per gran parte ospitato a Santa Croce sull'Arno.
Qual è stata la leva che ha spinto all'organizzazione di questo corso?
I brand con cui lavoriamo ci hanno invitato a riprendere in maniera attenta il tema della calzatura. In Toscana è un settore che è in ripresa, prima a rilento e ora a grande velocità. Le grandi firme ci hanno sostenuto nell'attivare dell'alta formazione ITS. In passato su un altro territorio abbiamo già provato, adesso ritentiamo con il distretto calzaturiero e della pelle santacrocese, ritenuto da sempre per noi strategico. Sempre più MITA rappresenterà la formazione della moda in Toscana, quindi dovremo essere capaci di valorizzare i nostri distretti, le entità formative, fare rete perché non c'è solo un Made in Italy ma un vero e proprio Made in Tuscany di alto livello. La nostra regione sta rispondendo in questo settore in maniera brillante, performante, pertanto l'onda deve essere cavalcata con una risposta formativa adeguata alla richiesta.
Quali sono i processi innovativi in corso e come li state “cavalcando”?
La calzatura, come prima la piccola pelletteria, sta facendo un'implementazione dal punto di via sia tecnico che digitale verso un'elevata industrializzazione. Sicuramente servono anche ruoli di livello inferiore e basilare, ma con un'alta formazione si cerca di creare figure professionali adatte a un processo di digitalizzazione spinta, alle nuove tecniche di avanzamento prodotto, alle tecnologie del momento. La capacità economica offerta dalle risorse del PNRR ci permette di implementare i nostri laboratori, compresi quelli di PoTeco, in particolare nel ramo della giunteria oggi allestita solo in caso di necessità. Un corso completo sulla calzatura quindi rappresenta un investimento formativo di rilievo in questo momento, lo chiedono le aziende e i brand a esse correlati. Oggi vengono introdotte tecnologie avanzate come la stampa digitale, la quale permette la particolarizzazione del prodotto, la personalizzazione e l'identità elitaria. Questi, per alcuni brand, sono dei veri e propri punti di forza, sia per le sneakers che altri tipi di calzatura. La formazione del processo è una parte decisiva in questo tipo di percorso.
Quali sono i punti di forza su cui un giovane dovrebbe riflettere per avvicinarsi a questo corso?
Oggi c'è la necessità di introdurre le nuove generazioni in un sistema in cui l'ingresso delle precedenti è mancato, probabilmente perché il messaggio era errato. Si è forse legato troppo la moda al tema della creatività. Invece queste nuove tecnologie di produzione richiedono professionalità nuove che portino nel mondo della moda l'innovazione come punto di forza. Molti giovani sono attratti dal settore moda ma non hanno ben chiaro qual è la professionalità richiesta. Spesso si pensa solo alla parte estetica, oggi viene raggiunta fondamentalmente dalle nuove professionalità che realizzano la creatività, rendendo reali le idee. I giovani di oggi si sposano con queste competenze: informatiche, digitali, i processi di innovazione. L'attrattività di questi lavori è certa, spesso però i ragazzi vengono da noi dicendo di aver cercato questi percorsi, non trovandoli, rivolgendosi a istituzioni o segmenti formativi di stampo più tradizionale. Gli ITS rappresentano oggi un importante segmento del terziario non universitario, in cui gli investimento sui giovani sono mirati, venendo seguiti e assistiti nel loro percorso fino al mondo del lavoro. In tutto questo lo studente paga solo i costi di segreteria, con il percorso totalmente sostenuto da investimenti pubblici.
Quali sono le parole chiave da evidenziare?
Attrattività e innovazione tecnologica, sostenibilità con processi legati al contenimento dei residui di produzione, in ambienti bellissimi che sono lontani parenti di quei locali di produzione sporchi a cui un tempo eravamo abituati. Le sedi dei grandi brand sono capolavori di architettura contemporanea che riprendono le linee degli ambienti del passato. È bene che i ragazzi sappiano del bello di cui sono circondati e delle tecniche innovative attrattive presenti.
L'offerta di lavoro è molta, ma il bacino da cui attingere è ridotto. Cosa sta succedendo e come si può intervenire per invertire la tendenza?
Certe professionalità stanno scomparendo, diventano talmente rare che la ricerca aumenta. Quando ci sono i pensionamenti spesso non si riescono a fare sostituzioni, si arriva a un rubarsi i migliori elementi l'uno con l'altro a suon di offerte, facendo saltare completamente i livelli nell'ambito dei salari. Purtroppo i professionisti attualmente presenti sono pochi e la richiesta è molta. Riordiamoci che di fronte a un tecnico specializzato non c'è creativo che tenga: se le cose vanno fatte in una certa maniera l'ultima parola spetta infatti a chi si occupa dei processi di produzione. L'effetto della creatività è effetto di un livello tecnico importante. I ragazzi devono capire che questo ruolo è vivace, dinamico, offre la possibilità di misurarsi con loro stessi, apprendendo ogni giorno, con traguardi sempre presenti. Chi lo ha percepito, come dei nostri ex allievi, sono estremamente soddisfatti, hanno fatto carriera in Italia e all'estero, con ruolo di rilievo.
Come state intervenendo per migliorare la vostra offerta formativa?
Assieme all'Università degli Studi di Firenze stiamo creando una “passerella” tale per cui, concluso un biennio ITS, è possibile ottenere crediti per poter fare un terzo anno accademico e ottenere una laurea di primo livello. Questo aspetto non è da sottovalutare, magari la laurea triennale può arrivare quando lo studente già lavora in una grande azienda grazie alla qualifica ITS. Gruppi importanti hanno acquisito aziende del calzaturiero toscano con investimenti di rilancio, riattivando produzioni in Toscana. Tutti fattori favorevoli per il nostro percorso. Assistiamo infine a dinamiche in cui i giovani ripensano il proprio percorso: per questo quest'anno abbiamo aperto le iscrizioni fino ai 35 anni, ampliando la visione a chi si vuole riqualificare e ripensare la propria vita lavorativa, dopo lavoretti precari o percorsi di studi interrotti, in cerca di un qualcosa che dia solide garanzie per costruire un futuro.
Qual è il rapporto tra la vostra Fondazione ITS e il territorio del Comprensorio del Cuoio?
Costituire reti con una mission comune è fondamentalmente. Il nostro socio di riferimento è PoTeCo anche se poi la sua espressione formativa è l'agenzia Forium, con cui abbiamo fatto assieme tanti progetti. Rete infatti non è solo con chi fa parte della governance, ma anche con le realtà territoriali, come le agenzie formative. Forium ci ha coinvolto in progetti a cui abbiamo sempre risposto presente, collaborando di buon grado. A mio avviso il successo si ottiene sono quando si fa squadra, con una diffusione di soggetti e di competenze: ricerca, analisi, innovazione ma anche formazione professionale, le istituzioni territoriali di supporto, le aziende che costituiscono il tessuto economico locale. Richieste di personale specializzato arrivano persino da fuori regione e questo dà valore a questo sistema di collaborazione che si è creato sul territorio.