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30 Luglio 2020

‘Artisti Vagabondi’, Ilaria Gozzini: “Un aiuto ai ragazzi per scoprire la natura e loro stessi”

Categoria: #foriumdalcomune

Questo mese di luglio si è conclusa la prima esperienza per l’agenzia formativa Forium di Santa Croce sull’Arno nell’ambito del progetto “Vagabondi Efficaci”. Grazie a questa iniziativa, promossa da Oxfam Italia e selezionata da “Con i bambini”, è stato portato a termine lo scorso 24 luglio un centro estivo di cinque giorni a Capannori dal titolo “Artisti Vagabondi”. Abbiamo tirato le somme di questa esperienza con l’operatrice teatrale Ilaria Gozzini, 41 anni di Marti (frazione di Montopoli in Val d’Arno) che, assieme alla collega Viviana Marino, ha seguito i ragazzi per tutta la settimana.

Ilaria, come sei arrivata a questa collaborazione con Forium?

«Lavoro con il Teatrino dei Fondi e avevo avuto modo di conoscere Mario Rotonda dell’agenzia formativa Forium. Non conoscevo prima di questa esperienza il progetto “Vagabondi Efficaci”, poi approfondendo ho capito che si tratta di un’operazione biennale di ampio respiro. Dopo questa settimana intensa ci sono possibilità di poterci ripetere, anche perché i ragazzi coinvolti sono stati tutti contenti dell’esperienza».

Come avete tradotto in azioni gli intenti di “Vagabondi Efficaci”?

«Partivamo dai temi del viaggio e del vagabondaggio insiti nella campagna e da un gruppo di giovanissimi, tutti della Lucchesia, che non avevano fatto esperienze di teatro. Li abbiamo così condotti in un laboratorio che li portasse alla conoscenza reciproca, ma anche di loro stessi».

Cosa è nato dalla sinergia con Viviana Marino?

«Viviana è una cantante e viene dall’ambiente musicale, io da quello teatrale. Non avevamo ancora mai collaborato assieme. Abbiamo messo insieme le nostre competenze unendo teatro, canto e il corpo inteso come veicolo di comunicazione e mezzo espressivo. Ogni giorno si facevano due ore di “riscaldamento”, con giochi, esercizi teatrali e di voce, creando coinvolgimento e interesse, poi nella seconda parte, dopo la merenda, i bambini lavoravano sulla tematica del viaggio esplorativo dell’ambiente».

In questo caso il terzo educatore presente era l’ambiente circostante. Come vi hanno aiutato i boschi e le colline del Compitese?

«Il nostro ambiente era quello esterno al centro “Le Macine”, un antico frantoio in cui il giovedì abbiamo fatto anche il tour interno. C’era un boschetto con un ruscello che passava. Abbiamo fatto una esplorazione già il primo giorno, lasciando ai ragazzi il tempo di capire il luogo dove erano. Qui abbiamo fatto giochi, esercizi, improvvisazione e interpretazione teatrale, tutto sulla tematica del viaggio. Dal secondo giorno siamo andati a fare escursioni a piedi sul colle, percorrendo un pezzo a piedi nel bosco per prendere elementi della natura: raccoglierli come una corteccia, un sasso o una foglia, o avvertirli, come il rumore delle cicale o l’aria pulita. L’obiettivo era focalizzarsi ed esplorare i singoli elementi dal punto di vista dei sensi. Li abbiamo messi insieme per poi riportarli nel corpo tramite lavoro di emozioni e di gioco».

Qual è stato il risultato finale di questi cinque giorni?

«Abbiamo chiesto ai partecipanti di inventarsi una storia dell’elemento della natura scelto. L’ultimo giorno abbiamo ricreato un contesto sulla falsa riga della cornice del Decameron di Boccaccio, partendo dalla situazione del Covid-19 in cui siamo stati tutti in casa. Abbiamo fatto delle riprese dietro gli alberi, ogni ragazzo chiamava l’altro, poi tutti sono usciti per ritrovarsi a comunicare tra loro. Abbiamo scritto delle battute che i partecipanti si scambiavano da albero ad albero, ognuno ha raccontato una storia sull’elemento raccolto. Con un montaggio video è stata creata una storia comune che finisce nel momento in cui ognuno si è ritrovato a camminare interpretando in maniera fisica l’elemento della natura scelto».

Cosa ti resta di questa esperienza?

«Con il teatro ragazzi faccio solitamente laboratori nelle scuole, in ambienti chiusi. Ho lavorato anche all’esterno ma non sempre sull’ambiente teatrale. Invece qui abbiamo utilizzato la natura come elemento di creazione su cui entrare in sintonia. Con le tematiche del progetto ho unito le mie competenze di educatrice teatrale e la bellezza di stare nella natura. Abbiamo lavorato tanto sul silenzio e sul creare anche momenti di lavoro singolo. Fissarsi su un singolo elemento sposta attenzione da un ambiente generale come un bosco ai suoi particolari, a scoprire i sensi: l’esplorazione dentro e fuori di noi è alla base del teatro. Inoltre, solitamente i laboratori si concludono in un paio di ore: qui con quattro ore al giorno per cinque giorni è stato un percorso intenso come un seminario teatrale. Per fortuna i ragazzi stessi lo hanno respirato appieno».